sabato 20 dicembre 2008

Morto a 95 anni Mark Felt

Ex numero 2 dell'Fbi all'epoca dello scandalo, rivelò la sua identità
solo nel 2005 soprendendo Woodward e Bernstein, i reporter del Washington Post

WASHINGTON 
- Mark Felt, la fonte più anonima della storia americana, è morto ieri all'età di 95 anni. Solo pochi anni farivelò la sua identità
dicendo l'ultima parola sul caso Watergate dopo un silenzio durato oltre trent'anni. L'ex numero 2 dell'Fbi, meglio noto come Gola profonda, che con le sue rivelazioni ai reporter del Washington Post contribuì a portare alla luce lo scandalo culminato con le dimissioni del presidente americano Richard Nixon, è deceduto a Santa Rosa, in California, dove viveva da qualche tempo. 
L'edizione online del Washington Postdedica l'apertura alla notizia della morte di Felt, con una foto in primo piano e un lunghissimo articolo firmato dallo stesso Bob Woodward. Il sito rispolvera il dossier sul più grande scandalo che scoppiò sulle pagine del quotidiano con molto materiale d'archivio, immagini d'epoca e uno speciale sulla clamorosa rivelazione dell'identità di Gola profonda. Lo scandalo del Watergate dei primi anni 70 prese il nome dal palazzo dove aveva sede il quartier generale del Partito democratico, oggetto di una effrazione a scopo di spionaggio politico. Per trent'anni l'identità di Gola profonda (Deep troath), che con le sue soffiate a Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post guidò l'inchiesta sulle manovre di Nixon contro i suoi oppositori, è stata al centro di illazioni e ipotesi di ogni tipo. 

L'esistenza della fonte, ma non la sua identità, fu rivelata nel libro del 1974 firmato da Woodward e Bernstein 
Tutti gli uomini del presidente. Presenza misteriosa e inquietante anche nella successiva trasposizione cinematografica con Dustin Hoffman e Robert Redford nei panni dei due giornalisti e Hal Holbrook in quelli della carismatica fonte. Finché nel 2005 Felt stesso rivelò in un'intervista di essere stato lui a informare Woodward sul ruolo della Casa Bianca di Nixon nell'affare. La rivelazione colse di sorpresa lo stesso giornalista, che aveva promesso di non rivelare la sua identità fino alla sua morte. Addirittura Woodward è stato così scrupoloso nel mantenere il suo segreto che ha presentato personalmente Felt a Bernstein solo quest'anno, ben 36 anni dopo la denuncia dello scandalo. I tre hanno trascorso insieme una paio d'ore lo scorso mese a Santa Rosa.  (19 dicembre 2008http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/esteri/watergate-gola-profonda/watergate-gola-profonda/watergate-gola-profonda.html

giovedì 4 dicembre 2008

Tasto "modifica"

La denuncia di due ricercatori americani del "Cline center for democracy"

L'amministrazione Usa ha modificato l'elenco dei Paesi alleati

"Così Bush ha sbianchettato la Storia"
Cambiati i numeri della guerra in Iraq

Via via sono stati aggiunti e tolti cambiando documenti ufficiali
"Abbiamo dimostrato una serie di correzioni, ma quante altre ce ne sono?"


ROMA - Date aggiustate, nomi cancellati, cifre "sbianchettate". E' una vera e propria operazione di correzione della storia, quella che ha interessato il sito ufficiale della Casa Bianca. E' su queste pagine web che l'amministrazione Bush ha fatto modificare, a suo piacimento, alcuni comunicati stampa già andati in rete. Sono tutti relativi alla guerra in Iraq ed elencano i Paesi che hanno appoggiato l'America, inclusa l'Italia. 

La denuncia è di due ricercatori americani del "Cline center for democracy" dell'università dell'Illinois, che hanno studiato, comunicato per comunicato, tutti i messaggi che George W. Bush ha veicolato ai media e, quindi, agli americani. Messaggi corretti, per ragioni di opportunità politica, anche a distanza di anni. "Siamo di fronte alla riscrittura della storia", denunciano Scott Althaus, professore dell'università di Illinois, e Kalev Leetaru, coordinatore presso il Cline center for democracy. 

L'analisi ha dimostrato tutte le modifiche che hanno interessato cinque documenti ufficiali, con indicato il numero dei Paesi aderenti alla cosiddetta "coalizione dei volenterosi": vale a dire le nazioni che, nel 2003, si schierarono con l'America nell'invasione dell'Iraq. Per dimostrare che alcuni di questi documenti sono stati sottoposti a successive modifiche, i due studiosi si sono serviti, tra le altre cose, delle pagine conservate nel più grande archivio mondiale dei siti web: è quello offerto dall'"Internet archive" (www. archive. org), un'organizzazione no-profit fondata nel 1996 a San Francisco. 

A differenza delle copie cache di Google, che forniscono solo una versione recente di una data pagina, questo archivio mondiale mantiene una copia originale di ogni singola pagina che ha registrato. A novembre vi erano conservate 85 miliardi di pagine, tutte con l'indicazione del giorno in cui sono state catturate. E qui non c'è correzione che tenga, visto che la versione "fotografata" e salvata è necessariamente quella originale. Utilizzando questo importante strumento di raffronto, i ricercatori hanno scoperto l'operazione che ha interessato alcuni di questi comunicati stampa. A distanza di anni, solo tre di questi cinque documenti, con l'elenco dei Paesi a favore della guerra in Iraq, possono essere ancora consultati tramite il sito della Casa Bianca. Gli altri due sono stati cancellati tra il 2003 e il 2006. Quando si è cambiato il testo, non si è provveduto a correggere la data di pubblicazione del comunicato, per far sembrare il tutto più naturale possibile. "La nostra ricerca dimostra che ci sono stati aggiornamenti e cancellazioni sistematiche delle informazioni pubbliche, tra il 2003 e almeno il 2005", spiegano i curatori della ricerca, dal titolo "Modificando la storia, la soluzione americana". 

L'esempio più lampante è quello di uno dei primissimi comunicati stampa, attraverso il quale Bush rendeva noto l'elenco dei Paesi che lo sostenevano nell'invasione dell'Iraq (http://www. whitehouse. gov/infocus/iraq/news/20030327-10. html). Si tratta di un documento del 27 marzo 2003: vi compaiono 49 nazioni. 

Ma c'è un particolare: "Si tratta di un falso storico", denunciano i due ricercatori. In quel periodo, infatti, gli Stati che appoggiavano l'America erano 45. "Sembra che la Casa Bianca abbia sistematicamente voluto cancellare parte del suo passato. Quel che è grave, è che tutto è avvenuto in segreto. Nel caso di questa lista della 'coalizione dei volentorosi' siamo riusciti a dimostrare tutti i cambiamenti", spiegano Althaus e Leetaru, che non escludono altri "sbianchettamenti". Analizzare tutti i comunicati stampa che documentano questi delicati mesi per l'amministrazione Bush non è semplice. E' un gioco di date, nomi che si aggiungono salvo poi sparire dopo pochi mesi. 

Un altro esempio è offerto da un comunicato datato 21 marzo 2003: stavolta nella lista ci sono 46 nazioni, inclusa l'America. Il mese seguente, però, questa lista viene corretta: una "manina" aggiunge l'Angola e l'Ucraina, portando il totale a 48. La data del comunicato stampa resta invariata (21 marzo), e nessuno spiega che quel testo è stato cambiato. Quella lista resta visibile per più di due anni, salvo poi sparire del tutto. Ma attenzione: resta il link, sparisce solo il contenuto della pagina (http://www. whitehouse. gov/news/releases/2003/03/20030321-4. html). 

L'elenco, intanto, cresce di un'altra unità, su un altro comunicato: accade il 13 aprile 2003, quando si aggiunge lo stato di Tonga. Ma anche questo sparisce, salvo poi ricomparire nel novembre 2004 con una importante modifica (http://web. archive. org/web/20041103233844/http://www. whitehouse. gov/infocus/iraq/news/text/20030327-10. html). Il correttore stavolta ha eliminato il Costa Rica: lo Stato, infatti, aveva fatto notare di non essere mai stato a favore della guerra in Iraq, chiedendo di essere rimosso dalla "coalizione dei volenterosi". 

Ovviamente non si fa alcun riferimento al suo inserimento erroneo: lo si cancella, e si fa credere che quel comunicato risalga al 13 aprile 2003. A oggi - si evince dalla ricerca - non c'è un singolo documento nell'archivio ufficiale della Casa bianca che faccia riferimento al dato reale, e storicamente vero, di 46 Paesi pro-guerra in Iraq (45, escludendo l'America). Solo Archive. org conserva il comunicato con questo dato (http://web. archive. org/web/20030407164355/http://www. whitehouse. gov/news/releases/2003/03/print/20030321-4. html). 

A chi fa notare che ci troviamo di fronte a modifiche "poco rilevanti", avvenute molti anni fa, i due studiosi replicano: "Se si è spesa così tanta energia per cambiare un dato, possiamo solo immaginarci cosa sia potuto accadere a documenti più sensibili pubblicati sul sito della Casa Bianca. In ogni caso, il risultato è sempre lo stesso: si altera un dato storico, contenuto in documenti ufficiali". Tra l'altro, viene fatto notare, questi continui cambiamenti della lista hanno avuto anche effetti su Wikipedia: "La confusione creata, ha fatto sì anche anche l'enciclopedia degli utenti, adesso, proponga una versione rivista della storia", riportando comunicati "sbianchettati" che vengono considerati storicamente corretti. 

Il sito della ricerca: http://www. clinecenter. uiuc. edu/airbrushing_history/ 

lunedì 22 settembre 2008

domenica 21 settembre 2008

Sei mesi prima (omicidio Tobagi)

Caso Tobagi: interpellanza dei radicali su esplosivo documento riservato dei carabinieri che smentisce le verità ufficiali sull'omicidio del giornalista

19 settembre 2008

Walter TobagiWalter Tobagi

La vicenda di Walter Tobagi, il giornalista ucciso nel maggio 1980 dalla “Brigata 28 marzo”, un gruppo capeggiato dal terrorista Marco Barbone, a distanza di quasi trent’anni continua a suscitare interrogativi e anche interrogazioni parlamentari. Come quella depositata oggi alla Camera dei Deputati da Elisabetta Zamparutti e dagli altri eletti radicali nelle liste del PD.

L’interpellanza, rivolta al Presidente del Consiglio, al Ministro della Giustizia e a quelli dell’Interno e della Difesa, riepiloga la vicenda che seguì all’omicidio del giornalista milanese e chiede “nel pieno rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e a prescindere dall’esito dei processi in corso, quali iniziative i Ministri interrogati intendano eventualmente assumere a tutela del diritto dei cittadini a essere informati e a conoscere la verità su uno dei più inquietanti casi degli anni terribili della storia d’Italia.” I deputati radicali chiedono, in particolare, “se i Ministri interrogati intendano, con ogni misura di loro competenza, riscontrare i riferimenti espliciti e inequivocabili fatti da testi e imputati davanti al tribunale di Monza… e - ad avviso dell’interpellante - colpevolmente trascurati, a partire dal contenuto delle informative secondo le quali si sarebbe saputo in anticipo di mesi i nomi dei terroristi che stavano progettando l’attentato a Tobagi e che poi effettivamente l’uccisero, per finire al contenuto del documento presentato dal generale Bozzo davanti al Tribunale di Monza nella udienza del 16 aprile scorso secondo il quale gli sarebbero state date dai suoi superiori indicazioni per fornire, se interrogato dalla magistratura, la versione ‘concordata’ sulle indagini.”

Nella interpellanza viene richiamata la testimonianza di un sottufficiale dell’Arma dei carabinieri, Dario Covolo, detto “Ciondolo”, all’epoca incaricato di tenere i rapporti con un inflitrato-informatore nei gruppi armati della sinistra, Rocco Ricciardi. “Sulla base delle confidenze del terrorista – scrivono i deputati radicali - Covolo avvisò i suoi superiori di un progetto di attentato contro Tobagi sei mesi prima dell’attentato, senza che venissero però presi adeguati provvedimenti per salvargli la vita.” La vicenda è stata ricostruita e documentata dal giornalista Renzo Magosso, prima in un libro e poi sul settimanale Gente diretto da Umberto Brindani, “con il risultato paradossale”, secondo i deputati radicali, che i due giornalisti sono stati processati per diffamazione e condannati in primo grado dal Tribunale di Monza, mentre Covolo è attualmente processato nel tribunale di Monza, dove il prossimo lunedì 22 settembre si terrà l’udienza conclusiva. In quest’ultimo processo “è emerso ora un fatto nuovo”, giudicato dai Radicali “grave e sconvolgente”. “Il generale Niccolò Bozzo – è scritto nell’interpellanza dei Radicali -, all’epoca dei fatti stretto collaboratore del generale Dalla Chiesa, sentito come teste, ha presentato un documento riservato preparato dai suoi superiori, nel quale venivano date indicazioni a Bozzo per fornire, se interrogato dalla magistratura, la versione ‘concordata’ sulle indagini.” “In particolare, si raccomandava a Bozzo di rispondere, se interrogato al riguardo, che Barbone avesse confessato spontaneamente senza che su di lui vi fossero prove di alcun genere circa l’omicidio Tobagi.” “Ma nello stesso documento – scrivono i Radicali nell’interpellanza - si attesta una verità diversa, dato che vi si afferma che «in data 5.6.80 (una settimana dopo l’omicidio) iniziano pedinamenti Barbone (a tale data risale anche la prima relazione di servizio)».” “Si tratta di una smentita clamorosa della verità ufficiale, per come sinora conosciuta,” affermano i Radicali. “In particolare – secondo i radicali - viene smentita la posizione della Procura milanese, la quale ha sempre affermato che la confessione e collaborazione di Barbone era da ritenersi eccezionale, inaspettata e spontanea (tanto da avergli guadagnato eccezionali benefici giudiziari ed evitato pesanti condanne), essendo invece avvenuta solo dopo ben 4 mesi dalla data di inizio dei pedinamenti e controlli a suo carico quale sospetto per l’omicidio Tobagi.”


http://www.radioradicale.it/caso-tobagi-interpellanza-dei-radicali-su-esplosivo-documento-riservato-dei-carabinieri-che-smentisce-le-verita-ufficial